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Nuova storia dell'arte antica

 

Paolo Moreno è nato nel 1934 a Udine, dove ha iniziato gli studi classici al Liceo Ginnasio Statale “Jacopo Stellini”: l’“Associazione gli Stelliniani di Udine” talora lo invita a parlare di archeologia con gli allievi di ultima generazione al Liceo. Si è laureato in Archeologia cristiana con Adriano Prandi alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bari (1958). Allievo di Doro Levi alla Scuola Archeologica Italiana di Atene (1961), di Ranuccio Bianchi Bandinelli e Giovanni Becatti a Roma (Diploma di Perfezionamento, Scuola Nazionale di Archeologia, 1964), è stato Direttore dell’Istituto di Archeologia dell’Università di Bari, dove ha promosso la serie Studi sull’antico (1–7, 1975–1985), poi ordinario di Storia dell’arte antica a La Sapienza di Roma, Facoltà di Magistero. Dal 1992, anno di costituzione della Facoltà di Lettere e Filosofia nell’Università Roma Tre,  al 2008, titolare della cattedra di Archeologia e storia dell’arte greca e romana, ha sperimentato nel nuovo Ateneo una didattica presso musei, monumenti, mostre e laboratori di restauro (esemplificata nelle pagine di Sabato in museo, 1999, vedi Scritti n. 527), programmando all’inizio di ogni anno accademico il Forum di storia dell’arte antica con frequenza mensile per allievi e laureandi, su temi di comune interesse.

Già Redattore dell’Enciclopedia dell’arte antica classica e orientale (Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani), ha collaborato ad analoghe iniziative internazionali (Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae, Artemis Verlag, Zurigo, Düsseldorf; The Dictionary of Art, Macmillan, Londra, New York; Künstlerlexikon der Antike, K. G. Saur, Monaco) e a numerose riviste specialistiche, italiane e straniere.

Nel giorno del settantesimo compleanno, 30 ottobre 2004, ha ricevuto il Premio Internazionale Tarquinia Cardarelli, sezione Archeologia, per l’attività divulgativa e con la motivazione che gli si deve “un nuovo corso nella storia dell’arte antica”: visione d’insieme degli originali greci continuamente recuperati attraverso scavi e rinvenimenti subacquei, ricomposti da frammenti nei depositi dei musei, talora misconosciuti capolavori rivalutati dalla critica. Tale è l’arricchimento (non da tutti avvertito) del contenuto della disciplina in quantità e qualità, che si è potuto estendere ai monumenti antichi il linguaggio maturato dagli storici dell’arte su opere a noi più vicine nel tempo. La coincidenza dei nuovi archetipi con repliche già presenti nelle collezioni, invita inoltre a non abbandonare (come altri vorrebbero) il metodo tradizionale di ricostruzione induttiva dalle copie, nei casi in cui il modello ellenico sia perduto. Di qui il manifesto sull’attualità di una poliversa “ricerca dei maestri”, Archeologia filologica e nuovi risultati da Agelada a Stefano, in Meisterwerke, 2005 [vedi Scritti n. 680), e l’ininterrotto sviluppo di saggi coerenti e conseguenti su temi fondamentali.

Stile severo: I Bronzi di Riace, Il Maestro di Olimpia e i Sette a Tebe, Electa, Milano 2002; Les Bronzes de Riace, Gallimard, Parigi 1998.

Piena classicità: La bellezza classica, Guida al piacere dell’antico, Allemandi, Torino 2008; Pittura greca, Da Polignoto ad Apelle, Arnoldo Mondadori, Milano 1987; Pintura griega, Mondadori España, Madrid 1988.

Storicizzazione dell’icona regale: Alessandro Magno, Immagini come storia, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 2004, opera dichiarata, nella presentazione voluta a Roma dall’Ambasciatore di Grecia in Italia, quale risposta europea al film Alexander di Oliver Stone. Tra gli interpreti del Macedone: il massimo bronzista, Testimonianze per la teoria artistica di Lisippo, Canova, Treviso 1973; Vita e arte di Lisippo, Il Saggiatore, Milano 1987; progetto della mostra Lisippo, L’arte e la fortuna, Fabbri, Milano 1995; Lisippo, in Lezioni di storia dell’arte, I, Skira, FAI, Milano 2001; e il più famoso pittore, Apelle, La Battaglia di Alessandro, Skira, Milano 2000; Apelle, La Bataille d’Alexandre, 2001; Apelles, The Alexander Mosaic, 2001.

Il tempo degli immediati eredi del Macedone nell’originale definizione dei figli e allievi dei maestri: Il genio differente, Alla scoperta della maniera antica, Electa, Milano 2002.

Il più complesso periodo della vicenda figurativa nel Mediterraneo: Scultura ellenistica, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, I-II, Roma 1994; La scultura ellenistica, in Lezioni di storia dell’arte, I, Skira, FAI, Milano 2001; Elementi di pittura ellenistica [École Française de Rome, 1998, estratto, vedi Scritti n. 506]; Pittura in Grecia dalla maniera alla restaurazione romana, 2010 [in rete, Scritti n. 812]; Rapporti con l’occidente, 2011 [Scritti n. 813].

Regine come dee nell’ultimo ellenismo e novità iconografiche su Cleopatra, Cesare e Cesarione: Cleopatra Capitolina, Editinera, Messina, Roma 2009 [testo italiano e inglese], anche in edizione promossa dal Ministero degli Affari Esteri e dal Comune di Roma, in seguito all’invio della statua del Palazzo dei Conservatori alla Esposizione Internazionale Saragozza 2008 [Scritti n. 784-785].

Capitoli generali dall’arte classica all’ellenismo in Storia e civiltà dei Greci, 4, 6 e 10, Milano 1997-1979, Bompiani, ristampa 1990-1992 [Scritti n. 318, 329, 331].

Passaggio all’arte imperiale, Sabato in museo, Letture di arte ellenistica e romana, Electa, Milano 1999, fino alla tarda antichità in Arte, Storia universale, Leonardo Arte, Milano 1997, fortunata opera collettiva a cura di Giorgio Taborelli [Scritti n. 478], della quale sono state realizzate traduzioni in venti lingue [alcune citate in Scritti n. 479, 480, 802].

Ha sistematicamente divulgato le proprie scoperte riguardanti celebri monumenti attraverso relazioni a congressi, conferenze, incontri nelle scuole, interviste per i media e scritti sui periodici Archeo (rubrica Saper vedere), Archeologia Viva, Ars et Furor (www.arsetfuror.com, rubrica Capolavori svelati), Forma Urbis, Foro Ellenico, Il Giornale dell’Arte, suscitando interesse oltre la cerchia degli specialisti con documentate interpretazioni: Fidia e Prassitele I quali autori del gruppo colossale in bronzo di cui sono copia i Dioscuri del Quirinale [da ultimo, Scritti n. 834, fig. 1-84]; Tideo e Anfiarao, esponenti dei Sette a Tebe, riconosciuti nei Bronzi di Riace forgiati in Argo, rispettivamente da Agelada II di Argo e da Alcamene I di Lemno, i quali si rivelano a loro volta responsabili della decorazione del tempio di Zeus, soluzione binaria al tenace anonimato del Maestro di Olimpia; dell’Eros di Alcamene I a Tespie è la testa montata in età tardo antica sul corpo ellenistico dello Spinario Capitolino; identificazione del Giovane di Mozia col dio punico Melqart dalle tracce del rivestimento bronzeo; il Doriforo di Policleto ridisegnato con lancia e scudo a perfezionare la recente lettura della copia al Museo di Napoli da parte di Vincenzo Franciosi; l’Idolino da Pesaro rivisitato con altri documenti per un’opera finale dello stesso maestro; il primo tipo del ritratto di Antistene, originale di Silanione, tra i bronzi dal mare di Brindisi; la testa barbata di Seute III degli Odrisi affiorata in Bulgaria, avvicinata a Zeussiade, figlio di Silanione; un marmo di Prassitele dai frontoni dell’Eracleio di Tebe segnalato nell’Eracle combattente dalle ville imperiali dell’Esquilino al Palazzo dei Conservatori; dello stesso artista la Niobe nella versione decorativa di un vaso apulo, e l’originale peribóetos in bronzo, Satiro in estasi di Mazara, che ha trionfato con tale commento a Montecitorio (2003), nel Padiglione Italia alla Esposizione Universale Aichi 2005 (Giappone), al Louvre per la mostra Praxitèle (2007), e a Londra, Bronze, Royal Academy of Arts (2012); giudizi su altri presunti originali in bronzo, Apollo Sauroktónos di Prassitele al Cleveland Museum of Art, Atleta dal mare di Lussino, riferibile a Dedalo di Sicione, e la personificazione lisippea dell’Agone di Olimpia,  dall’Adriatico centrale al Getty Museum, cosiddetto Atleta di Fano, o Victorious Youth, con la documentazione della presenza plurisecolare in Italia a partire dal tempo dell’imperatore Claudio (relazione alla Giornata di studio, Fano, 7 dicembre 2013, e Scritti n. 844, 846), nuovo apporto alla definizione del capolavoro lisippeo quale “bene inalienabile del patrimonio dello Stato italiano” (Giudice Lorena Mussoni, Tribunale di Pesaro, 1 agosto 2007); accostamento a Lisippo per l’Eracle da Sulmona e il cosiddetto Pugile delle Terme quale Polidamante, con altri progressi nel catalogo del demiurgo di Sicione; il bronzetto dal mare di Grado a testimone dell’Alessandro di Leocare in Olimpia, e diverse combinazioni su altre immagini del sovrano, l’Efestione in bronzo a Madrid, e l’Alessandro IV, figlio di Rossane, nel bronzo di Agde; la battaglia di Guagamela restituita ad Apelle attraverso il mosaico pompeiano; le Forche Caudine in una pittura di Paestum; il Colosso di Rodi secondo la copia a Civitavecchia; il nome Maronide per la Vecchia ebra di Monaco; l’Afrodite vagheggiata da Apollonio Rodio, rivelata nella Vittoria di Brescia; la firma di Sopatro, copista da Lisippo a Delfi, letta sul plinto della Cagna Barracco; un altro dei bronzi di Brindisi, che in conseguenza dell’identificazione con Emilio Paolo ha trovato risalto, per una mostra al Palazzo dei Conservatori (estate 2010), nella Sala dei Trionfi ornata degli affreschi con lo stesso vincitore della Macedonia; Cleopatra nella bagnante dall’Esquilino; Cesarione, figlio di Cleopatra e di Cesare, rintracciato a Creta nell’originale in bronzo dalla spiaggia di Ierápetra, grazie alle copie rinvenute nell’Urbe, oggi a Budapest e al Museo Nazionale Romano, e per l’identità fisionomica col Cesare di Arles emerso dalle acque del Rodano; le immagini di Catullo e Virgilio in affresco a Pompei, Casa della Biblioteca; Agrippa e lo scontro navale di Nauloco tra i dipinti della Farnesina; l’eco dell’Emilio Paolo nella statua eroica di un Giulio Claudio a Cividate Camuno; la fronte del Pantheon alla luce delle novità sul Foro di Traiano; il secondo Ercole Farnese ritrovato a Caserta; le Muse in un dipinto di Ostia.

Apporto al valore del patrimonio nazionale, con la pluridecennale serie di pubblicazioni sulla collezione archeologica Borghese, a partire dall’assegnazione di quel Catalogo dei Monumenti antichi [Scritti n. 294, 307, 313, 319, 336,340, 347, 354, 362, 401, 490, 491, 511, 547, 682], e contestualmente la consegna della completa schedatura firmata presso la Direzione del Museo e Galleria Borghese, la corrispondenza internazionale tenuta (in accordo con la Direzione stessa) verso gli studiosi interessati a singole opere della raccolta archeologica, la conduzione di tesi di laurea depositate da allievi delle Università di Bari, Roma La Sapienza, e Roma Tre; una sintesi pubblicata insieme ad Antonietta Viacava, come catalogo-guida nella Collana di Studi e ricerche della Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Romano, con le Presentazioni di Claudio Strinati (allora Soprintendente per il Polo stesso) e Alba Costamagna (Direttrice della Galleria e Museo), I marmi antichi della Galleria Borghese, La collezione archeologica di Camillo e Francesco Borghese, De Luca Editori d’Arte, Roma 2003 [Scritti n. 611].

Nel campo della ricezione dall’antico, l’esame di singoli motivi in Nicola Pisano, Giorgione, Michelangelo (mostra Lisippo, Palazzo delle Esposizioni, Roma 1995, Scritti n. 426), Caravaggio (mostre al Museo Bagatti Valsecchi, Milano 2004, Scritti n. 634, e all’Archivio di Stato, Roma 2011, Scritti n. 820), Bernini, Murillo, fino ad Aligi Sassu (mostra Palazzo Strozzi, Firenze 1999, Scritti n. 530), a Geórgios Kastriótis (monografia, Atene 2002, Scritti n. 580), e ad altri nostri contemporanei.

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